Già da diversi anni leggendo le vicende di esplorazione, approccio e salita ai vari gruppi dolomitici provavo una grande curiosità di trovarmi in quei luoghi, su quei passaggi e magari sugli stessi appigli dei primi pionieri. Allora era avventura vera, per la maggior parte erano persone straniere, di elevata cultura e possibilità economica, comunque mossi da un forte sentimento d’amore e passione per la montagna; era la seconda metà dell’ ‘800. Luoghi nei quali avevo solo immaginato di trovarmi ma per me era ugualmente grande la voglia di esploarare e conoscere il territorio dolomitico. Cartine, relazioni, logistica, pianificazione, tanto allenamento e voglia di faticare… 150 anni dopo hanno fatto sì che il progetto “DOLOMITI 106” fosse ideato e concluso con successo. 106 cime classiche di “3000” metri in appena 50 giorni, ripartite in 17 gruppi dolomitici con trasferimenti in bicicletta per un totale di 1100 Km di spostamenti e 88600 metri di ascesa positiva… sempre con il mio amico Franco Nicolini.
Una prestazione tecnico/sportiva che magari ha offuscato l’aspetto romantico e riflessivo in luoghi così carichi di storia e passione, un sacrificio che mi ha regalato grande soddisfazione ed emozioni che ora più di prima mi appagano e gratificano.
Caparbietà e determinazione sono gli aggettivi che più di ogni altro hanno contraddistinto l’impresa, uno sforzo mentale non indifferente su terreni difficili, esposti, friabili, con i temporali in agguato, le nevicate primaverili e la scarsa visibilità.
La difficoltà più grossa in noi stessi, non rinunciare, non ripiegare, sapendo poi che saremo dovuti ritornare là, insomma rifare, proseguire e perseguire nuovamente un qualcosa di già vissuto nella nostra mente ma non ancora compiuto. 50 giorni consecutivi e solo uno di rinuncia, il Monte Cristallo con tanta, troppa neve. Ritmi alti, anche 1000 metri in meno di un’ora per evitare pomeriggi tra fulmini magari su qualche ferrata; “velocità significa sicurezza” tanto quanto calma e attenzione su passaggi “delicati”.
Una stagione avversa, dal gruppo di Brenta causa la troppa neve ci siamo spostati sul Sella e Marmolada utilizzando così gli sci per poi adeguarsi di continuo alle condizioni nei vari gruppi a seconda del terreno; elasticità mentale e tante ore la sera a consultare cartine e relazioni per poi partire con frontali il mattino seguente.
Per lo più le “normali”, ferrate e qualche via di roccia sempre con calzature e zaini leggeri, il minimo indispensabile, con una mentalità che viene da anni di competizioni, un modo rapido di muoversi senza soste per non raffreddarsi, un approccio comune e vincente, poche parole, uno sguardo e giù per poi risalire la prossima vetta in programma.
Ci sono stati momenti di attrito tra di noi ma è normale, fa parte della responsabilità e tensione, ore di silenzi, non è piacevole ma ti forma, conosci e fa conoscere se stessi…ci arricchisce.
Per le cime del Gruppo del Brenta sono stato ospite a casa di Franco Nicolini a Molveno, successivamente a causa della nevicata, entrambi ci siamo spostati ad Alba di Canazei dai nostri amici Ivano e Fernanda per due settimane. Da li siamo partiti alla volta del Gruppo del Sassolungo, Catinaccio, Marmolada, Sella, Fanes e Odle. Successivamente per quasi tre settimane abbiamo affittato un piccolo appartamento, campo base per le Tofane, Cristallo, Sorapis, Antelao, Pelmo, Cime di Lavaredo, Marmarole e Croda Rossa, quest’ultima considerata dalla gente del posto una cima avversa e piena di pericoli per la roccia marcia che la colora di rosso. Dal Rifugio Pian di Cengia, grazie alla disponibilità e la passione per la montagna dei gestori, abbiamo salito le Dolomiti di Sesto, la Croda dei Toni e le punte dei Tre Scarperi. Verso le Pale di S. Martino, l’Agner, poi dal Rifugio Rosetta confortati con l’ospitalità di Mariano e Roberta, abbiamo superato il Cimon della Pala, Vezzana, Fradusta, la Pala e ancora dal Rifugio Mulaz la cima omonima e tutte le cime minori.
Il cerchio ormai si chiude e nuovamente nel Brenta, affrontiamo lo spigolo del Crozzon e Cima Tosa; una bella festa con tanti amici ed un’ enorme torta ci aspetta al Rifugio Pedrotti.
Un saluto particolare a Ivan Donini che ci ha fatto compagnia su più di 40 cime.