Il 25 giugno 2007 segna la fine del progetto “Dolomiti 106” e lo stesso giorno del 2008 è l’inizio del grande viaggio “LINEA 4000”, con il concatenamento degli 82 “4000” ufficiali delle Alpi, mai compiuto da nessuno.
Con me e Franco Nicolini entra a far parte del team anche Diego Giovannini, entusiasta anch’egli di questo modo di spostarsi lungo tutto l’arco alpino, dalle Barre des Ecrins fino al Piz Bernina.
La stessa etica che mosse il grande Patrick Berhault scomparso sul Taschhorn dopo 65 cime proprio in questo stesso progetto.
Fortuna e bel tempo sono la chiave per il successo, fisico e mente sono già stati collaudati l’anno precedebte sulle Dolomiti. A monte un impegno organizzativo e logistico di mesi, per scegliere l’itinerario più logico e sicuro in base alle condizioni generali di innevamento e quantità di Km da percorrere in bici, e comunque soggetto a variazioni in fase di svolgimento.
Un viaggio, questo, più di ogni altra cosa contraddistinto da dubbi, interrogativi, perplessità, di volta in volta superati con pazienza, ottimismo e spirito di squadra. Un’esperienza umana tra di noi e dentro di noi con la voglia di arrivare in fondo anche per orgoglio personale.60 giorni complessivi con la certezza o dovere, di alzarci tra le 3 e 5 del mattino per sfruttare le ore più propizie del giorno evitando il caldo e i pericoli oggettivi, velocità sinonimo di sicurezza, sulle Alpi ancor più che sulle Dolomiti. L’ottimo innevamento e l’uso degli sci ci ha fatto risparmiare tempo ed energie; in generale l’intelligenza si può dire abbia vinto sulla sola forza.
Fisicamente non mi sono mai sentito al limite, ho sempre fatto l’atleta e l’allenamento è per me uno stile di vita, il bisogno di far fatica è il mio benessere. I giorni nei quali abbiamo fatto più di 3000 metri di sola ascesa senza dover pensare erano relax per la mente, mi accorgevo invece che le 8/10 ore percorrendo le lunghe creste a 4000 metri, dove ogni passo con i ramponi doveva essere calcolato, diventavano uno stress non indifferente che ti consumava a livello nervoso. Legati in “conserva” tutti e tre ad un’unica corda significava piena fiducia dei compagni, perchè l’errore di uno poteva decretare la fine di tutti. Siamo stati bravi, lo credo profondamente e anche la fortuna ci ha assistito.
Purtroppo circa a metà, quel mio alluce infiammato, che da anni ho potuto sopportare in allenamenti e gare, questa volta, per l’uso prolungato dei ramponi non mi ha dato scelta e per nove giorni ho dovuto curarmi e così venti cime mi aspettano ancora per la collezione completa degli 82 “4000”. Sono comunque soddisfatto perchè quanto compiuto in 51 giorni corrisponde ad un’intera vita in montagna per grandi appassionati di alpinismo.
Due mesi completamente documentati attraverso le pazienti riprese ad alta definizione di Diego che sicuramente col passare degli anni rievocheranno nel mio cuore e nella mente forti ricordi ed emozioni di quell’estate del 2008.
Festeggiamenti, inviti, serate, riconoscimenti credo facciano piacere a chiunque, certo, prima di tutto ci si sacrifica per noi stessi, per il confronto e la sfida con i nostri limiti e paure, ma raccontare con entusiasmo la propria esperienza sono certo faccia parte di come sono, sempre un po’ bambino e sognatore…