Sono Mirco Mezzanotte, il camoscio del Lagorai.
Fin dall’età di 6 anni, quando gareggiavo nelle corse su strada e in pista sui cento metri mi è sempre piaciuto confrontarmi
con gli altri anche se dentro di me sentivo una grande agitazione, forse la responsabilità e il dovere di dare il massimo.
Nei primi 60 metri ero davvero imbattibile e nelle corse campestri col fango e le salite ero sempre tra i primi. A 16 anni,
quando ho cominciato ad andare in montagna da solo è stata inizialmente la voglia di vedere, conoscere, quasi esplorare il territorio
che mi ha dato gli stimoli per mettermi alla prova sui sentieri del gruppo di Cima d’Asta e Lagorai.
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In modo particolare,
il paesaggio invernale, con lo spesso manto nevoso che con gli sci mi consentiva di spostarmi in qualsiasi direzione senza
l’obbligo di seguire i sentieri, mi dava modo di esprimere la mia fantasia, sentendomi libero di giocare con quegli spazi senza
confini… ero entusiasta di quella libertà e avevo il sorriso stampato in faccia.
La mi voglia di confronto anche con le pelli di foca ha ben presto preso il sopravvento, era il 1994, quando, per la prima volta,
con un’attrezzatura per nulla light, ho partecipato alla Lagorai Cima d’Asta, la gara di casa mia e da allora ho partecipato stagione
dopo stagione a tutti gli appuntamenti della Coppa delle Dolomiti e Coppa Italia, i circuiti più prestigiosi di quell’epoca. Nel 2001
a Cervinia c’è stata la selezione per entrare a far parte della neonata Nazionale di Scialpinismo. Erano presenti gli atleti più forti
di questa disciplina, certamente tutti molto motivati considerati i 21 gradi sotto zero alla partenza.
Con la sesta posizione mi sono guadagnato un posto in squadra per la partecipazione ai primi mondiali della storia dello scialpinismo
disputati nel gennaio 2002 in Francia.
Sono stati anni di duri allenamenti sempre da autodidatta come un po’ tutti del resto, a parte i ragazzi dell’Esercito.
Avevo tanta passione e grandi motivazioni, sacrificarsi per migliorare era persino un divertimento e il sabato sera andare a
dormire presto non mi pesava assolutamente.Ben presto sono venuti anche i risultati, dalla Coppa delle Dolomiti, Coppa Italia,
4 Campionati Italiani assoluti, una Coppa del Mondo a coppie con Guido Giacomelli, podi nella Vertical Race in Andorra,
agli Europei in Slovacchia del 2003 con Camillo Vescovo, in Coppa Europa nel 2002 con Franco Nicolini e le vittorie nelle “classiche” più prestigiose.
Inizialmente non esistevano limitazioni sull’attrezzatura e il “fai da te” esaltava oltre alle doti fisiche anche l’impegno e la manualità. Se sei alla ricerca di escursioni, per te, per la tua famiglia, per un gruppo di amici o di ragazzi, amanti della montagna proprio come me, beh sei finito sul sito giusto! Per avere ogni informazione al riguardo, ti consiglio di visitare su Trip Advisor le mie proposte come guida e come istruttore, mentre se hai voglia di pianificare una qualsiasi escursione, scrivimi pure un’email, semplicemente cliccando sull’icona qui sotto! Benvenuto/a sul mio sito! Da qui potrai scoprire, esplorare e conoscere, quali sono le alternative che la montagna offre a chi, come me, la vuole vivere con impegno, conoscenza e stimoli, sempre nuovi. Raccontare e conoscere i luoghi che ci circondano e ci regalano splendidi paesaggi da fotografare ed ammirare. Pianificare e personalizzare le diverse proposte che ci offrono le montagne del Trentino, nella specifica catena del Lagorai… e non solo. Istruire e alle escursioni e alle diverse tecniche di salita, dalle camminate più semplici all’allenamento da Nordic Walking. Permettere ed aiutare, grazie all’abilitazione per ipovedenti e autismo, a più persone di vivere le esperienze uniche della montagna.
La mia storia
Vivendo in montagna la passione e la curiosità di scoprire ciò che mi circondava e allargare sempre più gli orizzonti, è stata una conseguente passione rafforzata poi negli anni. Fin dalle scuole elementari, con l’allora U.S. Cintese, ho iniziato a partecipare a corse su strada e campestri e successivamente, con U.S Borgo, presieduto da Giorgio Zottele, al quale sarò sempre riconoscente, perché di persona veniva a prendermi a Cinte la domenica per portarmi a gareggiare in tutta la Provincia. Gli stessi anni, durante la stagione invernale partecipavo ai corsi sci, gareggiando nel fine settimana. Fino 14 anni non mi sono mai realmente allenato, andavo spensierato alle competizioni e comunque ero spesso sul podio. A 16 anni mi sono appassionato delle corse in montagna d’estate è dello scialpinismo in inverno, mi allenavo sempre da solo, scoprendo via via il mio talento, sono diventato atleta e preparatore di me stesso, andando a “sensazione”, ascoltando il mio corpo, senza imposizioni o tabelle, che negli anni ho costantemente riposto nel cassetto. Senza dei compagni di allenamento del tuo livello ci si deve organizzare autonomamente, ci vuole un’ autentica passione, grandi motivazioni, auto disciplina e un pò di sano masochismo per arrivare a certi titolo e primati. Ho partecipato alla mia prima gara di scialpinismo nel 1993 in coppia con Mario Piasente e nel 1994 la mia prima Lagorai Cima d’Asta e con 4,5 kg per gamba, in due ore e qualche minuto da Malga Sorgazza ero sul “Zimon”.Dal 1995 con attrezzatura più leggera, sono migliorato costantemente, di anno in anno, fino a garantirmi nel 2000, un posto nella Squadra Nazionale di scialpinismo, alla storica gara di qualificazione di Cervinia. Avevo grande ammirazione per Fabio Meraldi, atleta simbolo a livello mondiale negli anni ’90 (attuale Commissario Tecnico della Nazionale di Sky running) e che ho poi battuto nella massacrante Mountain Attak a Salbach in Austria nel 2002, solo pochi anni prima, inimmaginabile pensiero; è stato l’inizio della mia ascesa ai vertici mondiali, con la conquista della Coppa del mondo nel 2004 in coppia con Guido Giacomelli e i numerosi titoli individuali. Franco Nicolini, guida alpina di Molveno è stata la persona con la quale ho condiviso competizioni ed esperienze in montagna (vice Campioni europei, campioni italiani, record di salita al Cho Oyu 8.201m, spedizoni al Nanga Parbat 8.126m, Dolomiti, Alpi, Ande). Uomo di una tenacia infinita, disposto alle sofferenze più estreme, ci siamo trovati entrambi nella ricerca dei nostri limiti e in alcune occasioni, le energie più sconosciute ci sono servite ad evitare situazioni tragicamente irreversibili; la velocità in montagna, spesso diventa sinonimo di sicurezza.
La conquista del Cho Oyu 8.201m è stata un’ esperienza che nel mio cuore e nella mia mente, avrà sempre un posto di rilievo assoluto, sesta montagna più elevata della pianeta, salita in tempi record, dal campo base a 5.700m fino alla vetta in 11 ore, senza l’ausilio dell’ ossigeno e con un acclimatamento minimo; 35 giorni totali, compreso l’avvicinamento e le rigide fermate imposte dal regime cinese. Oltre i 7.800 metri nella così detta “zona della morte” l’assoluta determinazione di conquistare la cima, si fonde con la consapevolezza che a quelle quote il tuo organismo muore, i tuoi neuroni si dissolvono; rallentando troppo a meno 50 gradi significa raffreddarsi e in pochi minuti congelare. Simone Moro era rimasto indietro, eravamo rimasti io e Franco Nicolini, ognuno chiuso in se stesso con i propri demoni, ti rendi conto che l’esile fiamma che ti mantiene in vita perde il suo vigore. Il forte vento ci accompagna fino in vetta e solo negli ultimi metri si vede l’ Everest a 30 chilometri di distanza, severo testimone della nostra conquista diventa la conferma che il punto più alto è sotto i nostri piedi, siamo a metà del viaggio. La maggior parte delle tragedie accadono durante la discesa, Franco, la sera al campo base, confesserà che non sapeva più chi era quella presenza, che lo precedeva scendendo verso campo 3 a 7.100 m, quello “sconosciuto” assieme a lui, su quel gigante himalayano ero ovviamente io. La sensazione da me avvertita maggiormente sulla cima è stata una profonda solitudine, lontanissimo dalle prime forme di vita, (a quella quota volano gli aerei di linea) sospeso in un cielo che poco assomiglia a quello terrestre, un inconscio istinto ti dice che sei in un luogo fuori dalla umana natura.
Il ritorno dal Cho Oyu è stata una vera e propria liberazione, ad ogni metro che mi allontanavo dal campo base il mio animo si alleggeriva, l’acqua, il cibo, gli odori erano diventati nauseanti, a 5700 metri per un mese e dormire in tenda a meno 20 diventa logorante. Circa una settimana dopo arrivai a Trento, mio papà e mio zio vennero a prendermi al treno, lungo la strada stranamente temporeggiavano con scuse e strani atteggiamenti, a mia insaputa a Cinte il mio paese, si stava preparando una festa. A Pieve Tesino arrivarono i pompieri a prendermi, ero imbarazzato, due chilometri e tutto fu chiaro, nella piazzetta sotto casa mia mamma commossa, (e liberata da un macigno sul cuore) tutti i miei amici, venuti anche da lontano, un enorme buffet; non mi sposavo, non ero morto, ma suonavano le campane, solo una festa per una grande impresa. In seguito ufficialmente i tre Sindaci, di Cinte, Pieve e Castello, mi resero merito pubblicamente, con una targa, la banda che suonava e ancora tanti amici con grandi sorrisi.
Nella vita poi è tutto relativo e molto personale, non tutti i campioni sono felici o sereni così come del resto la gente “comune”. Ho cercato il più possibile di assecondare le mie passioni ed in particolare il mio animo, sono stato bravo ma ho avuto anche molta fortuna, devo ringraziare in particolare i miei genitori, credo che mio papà abbia vissuto in se stesso, al mio pari, i miei successi, ripeto, nella vita è tutto relativo e molto personale, io vincevo e lui vinceva; sono soddisfatto di avergli regalo giorni felici. Pochi come me, hanno avuto il tempo per fare liberamente ciò che hanno voluto, mesi in giro per il mondo, infiniti giorni in montagna, d’estate, d’inverno, corse, sci, biciclette ecc. l’ entusiasmo certo non mi manca, le forze per ora sono quelle dei 20 anni, forse anche di più. “Sei nato con due camice”, questo dicono i miei famigliari, ma, dico io, sudate e messe in gioco più volte. Ai giovani dico di vivere con umiltà, basso profilo, non perdersi nel materialismo o nel possesso di beni inutili, fuori c’è un mondo di “cose”, montagne, oceani, sentieri che portano ovunque, culture, bellezze infinite; tutto “gratis”, la differenza la facciamo noi apprezzando con intelligenza questo Paradiso a nostra disposizione. Alla fine di una Vita sono le emozioni che ci siamo regalati che in modo assoluto contano, cercate di viaggiare, concedetevi qualche sana pazzia rispettando voi stessi, il prossimo e l’ambiente; voi principalmente rappresentate la vostra Felicità, alle volte qualche buon amico e una/o una buona compagna/o. Ricordate ogni giorno che le persone care spesso non ci sono per sempre, meriti ed esperienze si condividono quando si è ancora in vita. Il tempo vola più dei nostro pensiero.